Stadia, il Cloud Gaming di Google che apre le porte all’Identità Aumentata nel settore videoludico
Da poco è stata annunciata Stadia la nuova piattaforma di Google già da molti soprannominata “il Netflix del Gaming”, la prima ad aprire le porte al mondo del cloud gaming. E come fu per l’industria cinematografica con l’avvento di Netflix, il settore videoludico comincia a tremare e non è il solo, vediamo perché.
Stadia si presenta come un’evoluzione distruttiva per l’industria videoludica, con l’obiettivo di rimpiazzare le tecnologie hardware presenti oggi sul mercato, dando al giocatore la possibilità di giocare ai massimi livelli su qualsiasi interfaccia (Tv, Pc, ed in futuro con il 5G anche tablet e telefono) senza necessitare alcun tipo di supporto (come ad esempio i potenti PC o le console), ma solamente utilizzando una connessione internet e il proprio account Google Stadia.
Il giocatore verrà dunque ospitato da uno dei numerosi server Google, nei quali sarà stato installato il sistema Stadia, per giocare ai suoi titoli preferiti con la potenza di 10.7 teraflops, più del doppio delle attuali console rivali di Sony e Microsoft (Stadia sarà disponibile da novembre 2019).
Phil Harrison, numero uno del team Google Stadia, ha da poco confermato che il cloud gaming di Stadia sarà rispettoso della privacy e se ne attende l’ingresso nel mercato per osservare eventuali problematiche inerenti alla politica dei Cookies e al diritto alla portabilità delle informazioni.
Inoltre, nel suo intervento Harrison ha fatto riferimento a una sorta di account separato per Stadia, un “avatar”, che sebbene legato a doppio filo all’account Google consentirà di mantenere comunque indipendenti le informazioni legate alle sessioni di gioco. Purtroppo, non è entrato nel dettaglio su questo argomento e sulla tipologia di connessione tra questo nuovo account e quello Google, che tutti usiamo giornalmente per fare ricerche online o per qualsiasi altra funzione, come leggere le e-mail, le mappe, il calendario, fare acquisti e molto altro.
Con il cloud gaming il giocatore non potrà avere accesso diretto ai suoi dati e salvataggi di gioco (ad esempio su hard disk o memory card) e sicuramente molti saranno i metadati e i dati biometrici collezionati e scambiati da Google e le diverse case videoludiche durante l’utilizzo di Stadia, soprattutto grazie alle ultime tecnologie nel campo del riconoscimento biometrico e le nuove periferiche di gioco.
Per il momento sono trapelate poche informazioni per quanto riguarda le modalità di trattamento dei dati degli utenti, è dunque lecito attendersi le stesse modalità già sperimentate con prodotti come Gmail, Drive o Play Store. L’aspetto più importante per ora riguarda la completa novità della progressiva costruzione di una Identità Aumentata o Digitale online finalizzata a migliorare e tutelare l’esperienza di gioco (si pensi ai giochi vietati ai minori, ai dipendenti dal gioco o malati di epilessia o daltonici), ma contenente tutti i nostri dati personali, biometrici e le informazioni relative al nostro account Google (e-mail, dati bancari, acquisti, navigazione online, mappe, ecc.).
Alcune compagnie hanno già iniziato ad occuparsi di Identità Aumentata (Augmented Identity), una tecnologia di riconoscimento in grado di migliorare l’esperienza di gioco, di garantire il rispetto della normativa vigente in materia, di aumentare la sicurezza nelle transazioni economiche e di contribuire al miglioramento del nostro livello di sicurezza generale, ad esempio permettendo il riconoscimento di questa identità ai moderni sistemi di videosorveglianza.
Questa ulteriore evoluzione del settore videoludico, che si propone l’obiettivo di accentrare su una singola piattaforma cloud gaming, e su un singolo account, o “avatar “, i diversi profili di milioni di giocatori, sommata ai recenti progressi tecnologici, non può che non suscitare dubbi e perplessità riguardo i futuri risvolti sulle modalità di trattamento dei nostri dati personali, nonché sul nostro modo di giocare e di interagire.
La creazione di un Identità Aumentata, la sua profilazione e condivisione, avrà sicuramente importanti risvolti sociali e numerosi attriti con il GDPR (Il regolamento generale sulla protezione dei dati n. 2016/679), specialmente se caratterizzata da un sistema di gamification (con ricompense, livelli, obiettivi da sbloccare e contenuti a pagamento) in parte già sperimentato con Play Giochi in ambito Android, mirato ad aumentarne l’attrattività e la disponibilità, diminuendo la consapevolezza dei giocatori.
Stefano Cinque